Universalitas & Pervasivitas – In altri mondi - Attività missionaria - di A. Pisani

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A un altro livello vi sono le lettere in partenza da Roma alla periferia nelle quali si emanano direttive, si amministrano consigli e suggerimenti, si sollecitano informazioni e si concedono permessi. Accanto a queste lettere rivolte all’interno della Compagnia vi sono quelle, non meno importanti,  ad externos  (cardinali, principi, laici…). In parte questa corrispondenza è ben conosciuta in quanto i Superiori erano tenuti a conservare una copia delle lettere in partenza in cui fosse impegnata una loro decisione, ma una conoscenza globale è decisamente più difficoltosa in quanto impegnerebbe in una ricerca negli archivi di tutti i loro destinatari.

A un altro livello ancora vi sono raccolte a stampa di lettere in arrivo dalle missioni, quali i Nuovi avvisi delle Indie di Portogallo, le Litterae Societatis Iesu e Regno Sinarum, le Lettere annuali delle cose del Giappone  e le Litterae annuae Societatis Iesu anni… ad Patres ac Fratres Societatis Iesu. Queste raccolte contenevano, ovviamente, una selezione della vastissima corrispondenza in arrivo, selezione effettuata attraverso particolari filtri a seconda di quali aspetti si volessero enfatizzare e quali mettere in secondo piano o addirittura omettere. Nei casi in cui si è in possesso anche della lettera originale si può constatare, talvolta, che l’operazione di “filtraggio”, di “abbellimento” è stata talmente spinta da stravolgerne il contenuto iniziale. Esemplari, per questo aspetto, sono le  Relations de la Nouvelle France  e, soprattutto, le Lettres édifiantes et curieuses. Quest’ultime hanno aperto la conoscenza dell’Oriente a un vasto pubblico dell’Europa rinascimentale stimolando, sul piano profano, una vera e propria passione per le “cineserie” e, su quello spirituale, uno spettacolare incremento delle vocazioni di molti giovani per le missioni.

Questo incremento di vocazioni è all’origine di un’altra categoria di corrispondenze, quella delle  litterae indipetarum , le lettere di coloro che chiedono di essere mandati in missione, menzionando la parte per il tutto, “nelle Indie”:

“…queste lettere, considerate esclusivamente dal punto di vista dell’istituzione, si presentano per definizione come standardizzate, in quanto corrispondono ad un’esigenza di ‘dichiarazione d’intenzione’ missionaria, e rispondono dunque a una domanda precisa… La possibilità di leggere i memoriali degli  Indipetae  come un processo di negoziazione, sempre rinnovantesi, tra un ‘desiderio’ – il desiderio delle Indie spesso descritto nelle lettere -  e la sperimentazione dell’oggetto reale (le Indie storicamente date) che esse presuppongono, emerge solo se essi vengono considerati come strumenti al servizio dell’istituzione (vale a dire, mezzo per la soluzione dei candidati alla partenza) e, contemporaneamente, in relazione con l’orizzonte missionario stesso, come strumenti per misurare gli scarti tra le concrete realtà di quest’orizzonte e la loro percezione europea, a partire dal primo, immediato divario, il più evidente, tra destinazioni sperate e luoghi effettivamente raggiunti… [L]e lettere degli Indipetae  non solo segnalano la complessità della spiritualità o della psicologia dell’istituzione in quanto corpo unico formato da una massa di individui singoli, ma partecipano anche alla definizione della complessità dello spazio della Compagnia, uno spazio che non si può cercare solo all’interno dell’istituzione, ma che non coincide neanche con l’intero globo. Esse, come altre fonti, invitano a rintracciare e a delineare lo spazio politico, sociale, culturale, economico, come anche quello spirituale, nel quale la Compagnia interagisce con il mondo. Tale spazio non può essere altro che policentrico, il che non esclude gerarchie, ma invita tuttavia ad un riconsiderare in maniera problematica sia Roma, sia la figura del generale e le scansioni di una storia scritta dal punto di vista di questo unico paradigma.” 

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