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circa 10.500 volumi, 2.250 opuscoli, numerosi documenti manoscritti
Sala Laura
Acquisito con lascito testamentario nel 1938, il fondo è costituito da circa 10.500 volumi e 2.250 opuscoli di carattere prevalentemente filosofico, religioso e letterario, nonché da numerosi documenti manoscritti tradizionalmente attribuiti al Fondo Laura, ma in realtà di incerta origine
a cura di Giancarlo Morettini (2015)
Il Fondo Laura entra a far parte del patrimonio della biblioteca per disposizione testamentaria dell’avvocato Pietro Laura che, nel testamento del 20 ottobre 1937, oltre a istituire sua erede universale la Regia Università di Genova, stabilì «che sia destinata una sala o il locale conveniente disponibile nella Biblioteca Universitaria, a contenere e conservare la mia scelta biblioteca di gran valore, comprendente circa ventimila volumi, eliminando con cautela quelli che avesse doppi e che credesse di scartare, notando che ci sono opere in lingua ebraica, cinese, giapponese, araba, greca, latina, armena, inglese, francese, spagnuola, portoghese, tedesca, slava ecc.[...] I libri che credesse scartare potrà, ove lo stimi, cederli con un corrispettivo o senza al comune di San Remo per la biblioteca civica che sta formando, e se non li desiderasse, trattando come sopra, destinarli alla biblioteca Lercariana o altre di Genova».
A questo primo testamento, che indicava circa 20.000 volumi, se ne aggiunge un secondo che, come riferisce il 5 maggio 1938 al Ministero dell’Educazione Nazionale il direttore della biblioteca Pietro Nurra, eleva il numero a 30.000 volumi ma che potrebbero essere stati circa 40.000.
Il Ministro dell’Educazione Nazionale, con lettera del 13 maggio 1938, autorizzò l’accettazione del cospicuo lascito.
Il fondo, conservato massimamente nella Sala Laura, è costituito da circa 10.500 volumi e 2.250 opuscoli di carattere prevalentemente filosofico, religioso e letterario, nonché numerosi documenti manoscritti tradizionalmente attribuiti al Fondo Laura, ma in realtà di incerta origine, in quanto rinvenuti in una cassa indicata come facente parte del lascito Laura, ma in realtà contenente anche materiale sicuramente non pertinente.
Se dubbia risulta la consistenza iniziale, pare comunque essersi persa traccia di un numero consistente di volumi rispetto alla descrizione fatta da Pietro Nurra nel 1938: «si tratta di 40.000 volumi scelti per rarità e bellezza, e fra di essi figurano quasi tutte le edizioni dei grandi tipografi italiani del ‘600, quelle illustrate del ‘700 e dell’800, molte pubblicazioni del periodo romantico inglese e francese, una raccolta di libri riguardanti la Liguria, e diverse migliaia di opere moderne di storia, archeologia, arte, musica, letteratura italiana e straniera. Non mancano esemplari di seducenti legature francesi e nostrane; grandi atlanti illustrati degli editori veneziani, libri rari e curiosi di cabalistica e di alchimia, collezioni di giornali illustrati, opuscoli e stampe, e infine un forte gruppo di manoscritti e autografi».
Probabilmente tale materiale è rimasto in biblioteca ma, per vari motivi legati al periodo bellico, non è più stato riconosciuto come facente parte del lascito Laura. Del resto, ancora il 23 febbraio 1942 il direttore della biblioteca Gino Tamburini, scrivendo al Ministero, afferma che «la recente donazione dell’avv. Laura (circa 30.000 pezzi tra volumi ed opuscoli) [...] è in corso di sistemazione».
Oltre ai manoscritti con collocazione Ms. Laura, i manoscritti attribuibili al lascito Laura sono anche Ms. G.VI.22 (Orazioni ad uso delle scuole di carità del borgo di Pre. Genova, 1793) e Ms. C.V.35 (Registro nel quale, su commissione degli eredi, furono trascritte le copie di atti notarili spettanti il testamento e le colonne del Banco di S. Giorgio di Eliano Spinola, 1698-1758).
Alcune fotografie di Pietro Laura sono state rintracciate nelle raccolte fotografiche in corso di inventariazione.
A cura di Donatella Benazzi e Oriana Cartaregia (1985; 1999; 2002; 2005)
Il materiale del quale si fornisce qui l'elenco proviene da una cassa nella quale confluirono, in epoca non precisata, documenti appartenenti a diversi fondi. Poiché vi erano apposte indicazioni che facevano riferimento al lascito dell'avvocato Pietro Laura, al quale appartennero sicuramente parte dei pezzi, tutto il materiale é sempre stato denominato Fondo Laura .
Nel corso dell'inventariazione é infatti più volte sorto il dubbio che solo una piccola parte dei documenti appartenessero a Pietro Laura. Pur essendo Laura un bibliofilo e, come dimostrano alcuni elenchi da lui compilati, un buon acquirente di libri, rimane comunque il dubbio che buona parte del contenuto di questo fondo non gli appartenesse affatto. Tali perplessità hanno avuto conferma nel ritrovamento di un blocco di carte donate alla Biblioteca Universitaria di Genova nel 1927 dalla figlia dell'Avvocato Grillo [Vedi: Sala mss. e rari 14(10)] e di un fascicolo contenente una ricerca bibliografica commissionata da Pietro Nurra, direttore della biblioteca negli anni 1916-1941.
Grazie ad una ricerca effettuata dall'Università degli Studi di Genova sul proprio archivio (vedi i contributi di A. Assini e F. Cellerino in Bibliografia), oggi possiamo ricostruire il percorso di alcuni suoi pezzi che in realtà fanno parte di alcuni Fondi privati annessi all'Archivio dell'Università.
I fondi estrapolati, nel 1940, nel momento del versamento all'Archivio di Stato dell'archivio dell'Università e rimasti fra il materiale della Biblioteca Universitaria sono:
Molto probabilmente alcune carte che erroneamente erano state accorpate nella famosa cassa "Laura", furono in tempi successivi, schedate a parte. Un esempio è il caso del Carteggio Serra, che quasi certamente faceva parte delle carte della famiglia Lomellini e che è collegabile alla filza collocata in Filze 1700/13.
Nel 1985 per dare un ordine alle carte, ancora totalmente inconsapevoli di alcune provenienze, si é diviso il contenuto della cassa in tre categorie:
Avvocato e ultimo rappresentante di una famiglia di avvocati, morto senza eredi il 19 gennaio 1938, Pietro Laura è figura ancora poco conosciuta. Di lui sappiamo, per tracce trovate tra i suoi libri, che studiò presso il prestigioso R. Liceo Galileo Galilei di Pisa.