Autori
Titolo completo
Iusti Lipsi Monita et exempla politica. Libri duo, qui virtutes et vitia principum spectant
Descrizione fisica

282, \6! p. ; 8º

Segn.: A-S⁸.

Marca non controllata (Compasso. Labore et constantia) sul front

Note

L'esemplare reca cartiglio Ex Bibliotheca Joan. Xavery Carenzj Med. Doct. Urbini Archiatri.

«In quegli anni la corrente neo-stoica aveva costituito uno dei più significativi orientamenti dell’uomo moderno, intento a ricercare una soluzione etica e teoretica alle istanze di ordine metafisico ed escatologico che la sua coscienza, ormai sempre più insistentemente, si poneva. D’altra parte i tempi procellosi delle guerre di religione avevano reso sempre più illusoria la concezione e la dimensione umanistico-rinascimentale dell’uomo machiavelliano e brunelleschiano, signore del mondo e artefice incontrastato del proprio destino e della propria Fortuna. In questo quadro lo stoicismo, o meglio il neo-stoicismo, che aveva trovato in Giusto Lipsio il suo maggiore esponente e, appunto, in Francia, in Guillaume Du Vair, il suo più cospicuo corifeo, era divenuta la filosofia-principe, con il suo reiterato appellarsi al pensiero e all’etica di Seneca con la sua dottrina della Costanza, quale risposta la più adeguata, anche se la più rassegnata, di fronte all’imponenza dei disastri che le guerre fratricide di religione, le calamità naturali, le carestie e le pestilenze avevano concorso a determinare. Così Guillaume Du Vair… aveva tentato una sagace conciliazione fra stoicismo e cristianesimo… quale razionale reincarnazione, non immune da un’inflessione pelagiana, dell’umanesimo devoto, e agostiniana assimilazione tra il pensiero antico (Seneca) e la dottrina cristiana, secondo una continuità di valori (virtù) tra antichità classica e cristianesimo del tutto allineati, e i primi quasi precursori dei secondi: prudenza, costanza, benevolenza, carità, pazienza, e sopportazione e rassegnazione cristiana. In sostanza, il neo-stoicismo di Lipsio e di Du Vair si reggeva sull’equazione costanza-fortuna che aveva soppiantato, in quella visione filosofica, il dialettico contrapporsi rinascimentale di virtù-fortuna: in tal guisa, ad una concezione etica di carattere più difensivo che offensivo, basata sui requisiti stoici della resistenza e della pazienza, extrema ratio per questi tardi esponenti del Rinascimento che riluttavano ad un troppo risentito impegno politico e che, pur ritraendosi il più possibile dalla vita pubblica, tuttavia non disdegnavano di riaffermare il valore  del principio della tolleranza, in un’epoca che ormai sempre più  era contrassegnata  da una estesa ‘crisi della morale comunitaria’, che sarebbe  culminata poi nella incarnazione più tipica ed estrema che ne avrebbe dato, col suo pirronismo libertino, il La Mothe le Vayer nel Seicento, e nell’età di Richelieu, e in quella di Mazzarino e della Fronda, e nei primi lustri dell’età di Luigi XIV. »
Cfr.: S. Zoli, Dall’Europa libertina all’Europa illuminista,  Firenze, Nardini, 1997,   p. 224-225.

Sui Monita si veda: «Guidare la nave traballante dell’Europa». L’insegnamento politico in Monita et exempla politica di Giusto Lipsio di  Marijke Janssen < http://w3.uniroma1.it/dprs/sites/default/files/janssens.pdf>

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Tipo pubblicazione
Monografia
Pubblicazione
Antuerpiae: [editore] ex Officina Plantiniana, apud Ioannem Moretum, 1606
Collocazione
3.M.I.46(2)
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