[12], 184, 172, [8] p., [74] c. di tav. di cui 70 tav. doppie : ill., 2 ritr., c. geogr. ripieg. ; fol
Marca calcogr. non censita (donna bifronte si guarda nello specchio: Invidiae Prudentia victrix) sul front
Cors. ; rom
Segn.: [ast]6 A-Z4 a-x4 y2 z4
Tutte le ill. sono calcogr
Le 70 tav. doppie contengono 35 incisioni in gran parte numerate.
Ritr. dell'A. e di J.B. Colbert su 2 c. di tav. distinte.
“… in alcune relazioni diplomatico-commerciali, come quella lasciata dall’emissario Jean Nieuhoff […], latore di prime concrete proposte di relazioni commerciali tra il governo delle Province Unite e il regno del Drago, si potevano già notare delle espressioni di lode per il sistema meritocratico cinese, sdegnoso d’ogni forma di nobiltà ereditaria come passivo retaggio araldico, ancora peraltro così ben radicata, a quel tempo in Europa e ciò molto prima che ne trattasse, codificandone quasi il concetto e la nozione, in Occidente, il gesuita Le Comte nei suoi Nouveaux Mémoires sur l’état présent de la Chine (Paris, 1696), uno dei due membri della Compagnia di Gesù che di lì a qualche anno sarebbero stati condannati dal Tribunale teologico della Sorbona per alcune tesi deistiche in merito al confucianesimo e inoltre per non aver negato, in quell’opera, l’ateismo e l’idolatria dei Cinesi, anzi, per aver sostenuto che, nonostante il loro deismo, e proprio quasi in virtù di quello, i Cinesi avrebbero posseduto, unitamente alla conoscenza (da due millenni) del vero Dio, una morale perfetta.”
Cfr.: S. Zoli, Dall’Europa libertina all’Europa illuminista, Firenze, Nardini, 1997, p. 239.
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