[2], 254, [10] p. ; 8º
Segn: π1 A-Q⁸ R⁴.
«L’insidia maggiore [per la chiesa cattolica] veniva da quanti, come i gesuiti (nella fattispecie i padri Martini, Couplet, Le Comte, Le Gobien), avevano irriflessivamente prodotto guasti irreparabili ai baluardi di ogni ortodossia, rendendo pressoché inservibile ogni argine a presidio di quella, fossero le suggestioni delle sterminate antichità della Cina, fossero le illecebre di un troppo spregiudicato tentativo di spiegare le origini del mondo più con gli annali cinesi che con le date del dettato del Genesi, fosse il fascino di un troppo generoso e ottimistico giudizio sulla natura umana, troppo emula della infinita, eterna bontà divina al modo di Origene e dei Padri della misericordia, fosse una eccessiva indulgenza verso le tradizioni aborigene dei popoli che non avevano ancora conosciuto il Vangelo, fosse, infine, la fin troppo speculare audacia di una secolarizzazione della storiografia, della morale e fin della teologia: ché tutto congiurava a offrire incautamente armi ai libertini.»
Cfr.: Sergio Zoli Dall’Europa libertina all’Europa illuminista, Firenze, Nardini, 1997, p. 446.
L’Histoire de l’Edit di Le Gobien, e la sua prefazione in particolare, costituiva la fonte principale delle opere “orientali” di Bayle, il quale però esasperò le tesi gesuitiche teorizzanti un deismo dei Cinesi che non avrebbe loro vietato di praticare una morale eccellente non dissimile da quella cristiana e arrivò, proprio appoggiandosi sulle opere di Le Comte e Le Gobien, a sostituire l’ateismo dei cinesi con una peculiare forma di deismo “gesuitico”.
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