Autori
Titolo completo
Problemi naturali, e morali di Hieronimo Garimberto
Paese
Italia
Lingua
Italiano
Descrizione fisica

[16], 229, [3] p. ; 8º

Marca (Z1035) sul front. e in fine
Cors. ; rom
Segn.: [ast]⁸A-O⁸P⁴

Iniziali xil.

Note

«Quattro anni prima che Ramusio scrivesse il Discorso […sopra il Terzo volume delle Navigationi et Viaggi nella parte del Mondo Nuovo, 1553] …un filosofo ispirato all’aristotelismo naturalistico diffuso nelle università venete, Girolamo Garimberto, dedicava uno dei suoi Problemi naturali e morali alla soluzione del seguente quesito: ‘Donde viene che gli huomini dell’Indie occidentali trovate à tempi nostri habbiano havuti qualchi legi, e costumi conformi à nostri, prima che essi havessero notitia alcuna di noi, e che noi l’havessimo di loro?’[…] è abbastanza evidente dall’ampiezza e varietà dei fenomeni culturali per i quali Garimberto cerca di fornire una spiegazione naturalistica, che questa appare al filosofo cinquecentesco la più convincente spiegazione delle affinità di costume e di credenze riscontrate nel Nuovo Mondo; com’è evidente che questa spiegazione, qualora fosse prevalsa, avrebbe reciso alla radice ogni possibilità di dimostrare una derivazione del Nuovo Mondo dall’Antico, e quindi anche di inglobare il primo nell’universo biblico. Ad attenuare questa posizione, tuttavia, Garimberto introduce anche la possibilità di una trasmissione dei costumi: ma lo fa evitando che il Nuovo Mondo venga a configurarsi come una mera propaggine del mondo biblico, e utilizzando a tal fine, appunto, il mito platonico dell’Atlantide. […] Innanzitutto occorre osservare che se anche Garimberto ammette, per talune usanze comuni al Nuovo e al Vecchio Mondo, la possibilità di una loro trasmissione, non concepisce questa come un rapporto unidirezionale, ma come uno scambio reciproco: aprendo così la possibilità, evidentemente irriverente, di presentare le credenze americane non già come vestigia deteriorate di quelle bibliche, ma come loro matrice. Ma specialmente occorre tener presente che, col ricorso al mito platonico, Garimberto presenta una matrice alternativa, razionalmente più credibile, a tutte quelle teorie che facevano delle analogie tra il Vecchio e il Nuovo Mondo le principali argomentazioni per dimostrare la derivazione di quest’ultimo dalla matrice biblica. Egli sottrae pertanto ai sostenitori del monogenismo biblico i principali strumenti per dimostrarlo… […] il problema del popolamento del Nuovo Mondo non è esplicitamente affrontato: egli parla dell’Atlantide per spiegare la trasmissione di costumi, non la trasmigrazione di uomini. Quest’ultima, tuttavia, resta da spiegare: e se è evidente che con la sua impostazione Garimberto rende difficilmente sostenibile una soluzione biblica, altrettanto evidente è ch’egli lascia aperta la possibilità di una risposta antiscritturale di tipo poligenetico. Ciò non autorizza a supporre una segreta simpatia di Garimberto per quelle soluzioni eterodosse che pure cominciavano a circolare negli ambienti – non lontani da quelli a cui apparteneva egli stesso – dell’aristotelismo padovano; ma consente però di affermare che l’obiettivo principale del ricorso di Garimberto all’Atlantide… è individuabile nella volontà di presentare il Nuovo Mondo sotto una luce di completa autonomia dal mondo biblico»
Cfr.: G. Gliozzi, Adamo e il nuovo mondo Firenze, La Nuova Italia, 1977,  p. 179-183.

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Tipo pubblicazione
Monografia
Pubblicazione
In Vinegia: [editore] nella Bottega d'Erasmo di Vincenzo Valgrisi, 1549
Collocazione
3.KK.V.93
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