Autori
Titolo completo
Antiche relazioni dell'Indie, e della China di due maomettani che nel secolo nono v'andarono. Tradotte dall'araba nella lingua francese, ed illustrate con note, e dissertazioni dal signor Eusebio Renodozio ed insieme con queste aggiunte fatte italiane per un' anonimo
Paese
Italia
Lingua
Italiano
Descrizione fisica

VIII, 376, [2] p. ; 4°

Fregi, cornici e iniziali xil
Segn.: a4 A-3A4 chi1

Note

Contiene due relazioni, la prima (p. 25-55) del mercante Sulaiman, la seconda (p. 56-104) del mercante Hasan, cfr. Cambridge University Library.

Per il nome del traduttore, Abbondio Collina, cfr. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime, v. 1, p. 64.

Eusebio Renodozio (i.e.: Eusèbe Renaudot …) attorno al 1718 ultimò la traduzione francese di quest’opera (il cui manoscritto è oggi conservato alla Bibliothèque Nationale de Paris). Gli autori sarebbero stati Sulaiman e Abu Zaid Hassan i quali viaggiarono in Asia dall’851 all’877. La prima parte del libro è attribuita a Sulaiman, le considerazioni finali a Zaid Hasan.
Nelle sue cinque dissertazioni Renaudot cerca di confutare l’idea dell’antichità della Cina al fine di privare i libertini (LINK) di questo potente punto di appoggio alle loro ipotesi  preadamitiche, quelle ipotesi cioè che relativizzano la portata della Bibbia al solo ambito ebraico e postulano una più antica creazione del mondo durante la quale sarebbero comparsi i predecessori delle varie genti che popolano la terra, e che dunque restringono il ruolo di Adamo a quello di progenitore dei soli ebrei. I libertini e i preadamiti non sono però gli unici avversari di cui Renaudot cerca di scalzare le posizioni. Accanto a loro vi sono i gesuiti, colpevoli, per di più, di fornire argomenti a favore delle tesi dei primi. Ė per contrastarli, allora, che Renaudot scrive un Eclaircissement sur la science des Chinois in cui si sforza di dimostrare che le scienze e le arti dei cinesi non sono così vecchie come i gesuiti pretendono e che, in ogni caso, dalla loro pretesa antichità non è possibile, come fanno invece i libertini, confutare il dettato biblico.
Renaudot opera però una distinzione sul grado di responsabilità di chi ha diffuso tesi così pericolose. A suo avviso i missionari gesuiti  sarebbero partiti con il lodevole intento di illustrare la storia e il pensiero dei cinesi alla luce dei Vangeli, mentre i libertini, in parte per ignoranza e in parte scientemente, avrebbero sfruttato certe affermazioni un po’ eccessive dei gesuiti per distruggere l’idea dell’universalità del Diluvio e per retrodatare l’età del mondo. A completare la sua polemica con i libertini, Renaudot, pubblicando l’antico manoscritto, si propone di dimostrare, senza essere per il vero convincente, la primitività e semplicità  del pensiero cinese nei confronti di quello degli arabi e, quam maxime, degli europei (Per esempio mettendo in parallelo il mito cinese dell’uovo primordiale con quello analogo degli irochesi, o irridendo le loro conoscenze astronomiche rispetto a quelle di un Cassini o, ancora, la loro fisica  basata su legno, metallo, acqua, terra e fuoco come elementi primitivi.). Nonostante questa sua distinzione sul grado di pericolosità, Renaudot operò in tutti i modi affinché l’operato dei missionari gesuiti in Cina fosse condannato. [Per altre notizie su E. Renaudot, si veda anche la nota a SERRY JACQUES HYACINTHE

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Tipo pubblicazione
Monografia
Pubblicazione
In Bologna: [editore] per Tommaso Colli, a S. Tommaso d'Acquino, 1749
Collocazione
2.E.Vbis.6
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