Autori
Titolo completo
Apologia pro christiana religione qua a r.p. Philippo Guadagnolo Malleanensi, clericorum Regul. Minorum s. theologiae & arabicae linguae professore, respondetur ad obiectiones Ahmed filii Zin Alabedin, Persae Asphahensis, contentas in libro inscripto
Paese
Italia
Lingua
LATINO - ARABO
Descrizione fisica

[12], 607, [1] p. ; 4o

Marca (O132) sul front

Ara ; cors. ; rom
Segn.: a6 A-4G4.
Note

Catalogue of seventeenth century italian books in the British Library v. 1 p. 418.

 

“Altro ruolo-chiave della propaganda cattolica era affidato alle cattedre di arabo e di siriaco. Essenziale era stata, nel 1584, la fondazione a Roma del Collegio dei maroniti, ove si accoglievano i giovani più dotati provenienti dalla enclave cristiana del Libano, e destinato a costituire un vivaio di orientalisti cattolici formati nella teologia. Costoro, però, erano degli irredenti, minacciati dal Turco nella loro terra, e vedevano nella Chiesa romana l'unica possibilità di riscatto, onde spesso i toni infiammati del loro insegnamento. La cattedra di arabo, dopo eruditi puri che fornirono i testi classici della didattica con versioni di testi cattolici, fu occupata dal 1636 al 1646 da Abramo Ecchellense, la cui levatura di livello europeo è nota compiutamente solo da un quindicennio. Più in ombra è rimasta la sua attività polemica in favore del cattolicesimo della sua cultura di origine, svolta in numerose opere, specie in Francia, ove tra l'altro Abramo ebbe contatti con un principe irredentista del suo paese. Ma se la visione dell'Ecchellense non poteva rigettare in toto la cultura araba - in cattedra fu da lui proposto, infatti, anche un testo originale - ispirato invece all'antislamismo più radicale appare il successore Filippo Guadagnolo, un chierico a cui l'ascetismo ottenne dei contorni agiografici. Sembra che Guadagnolo insegnasse l'arabo solo per attaccarne la cultura: naturalmente il Corano non è per lui che una raccolta di favole assurde e lussuriose, e proprio a questa ultima ragione sarebbe dovuto il notevole proselitismo dell'Islam. A tali vedute si deve l'annotazione che compare in alcuni programmi, «ostendet falsitatem Alcorani», finalità che, insieme alla «perfidia giudaica» comparirà nel già ricordato Regolamento del 1788. Un simile atteggiamento è presente ancora in un maestro più famoso, il servo della Madre di Dio Ludovico Marracci. Benché gli esperti della materia gli riconoscano criteri di razionalità scientifica, e talvolta perfino un certo rispetto per la religione islamica, la fisionomia più evidente di Marracci - autore fra l'altro di un L'Ebreo preso per le buone e di un Rimedio contro la vanità femminile - è ancora quella di un intellettuale della Controriforma, che dice di maneggiare la penna come una spada per «sgozzare il Musulmano».”

Cfr.: G. Rita,  Dalla Controriforma ai Lumi. Ideologia e didattica nella "Sapienza" romana del Seicento, “Annali di Storia delle Università italiane” - Volume 9 (2005) – Fonti - http://www.cisui.unibo.it/annali/09/testi/17Rita_frameset.htm

Tipo pubblicazione
Monografia
Pubblicazione
Romae: [editore] Tipografia della Congregazione di Propaganda Fide, 1631
Collocazione
1.B.II.20
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