Frutto della collaborazione tra la Biblioteca Universitaria e il Palazzo del Principe Doria la mostra "Herbarum imagines vivae", che si colloca tra le iniziative collaterali a Euroflora 2001, si propone di guidare un vasto pubblico alla scoperta di un fondo librario di affascinante bellezza. I volumi esposti nella splendida cornice della Galleria aurea sono ordinati in un percorso espositivo dal XVI al XIX secolo. Le opere, conservate nelle storiche sale gesuitiche II, III e IV e nella sezione dei Rari, documentano l'evolversi della Botanica, dagli esordi legati alla medicina alla sua affermazione come scienza autonoma. Numerosi sono i libri appartenuti al naturalista ligure Domenico Viviani (1772- 1840), professore nell'Ateneo genovese e fondatore dell'Orto botanico dell'Università di Genova (1803).

Tra le edizioni cinquecentesche si segnala l'Herbarium di Otto Brunfels, monaco riformato, precursore della classificazione delle piante e considerato uno dei tre padri della Botanica tedesca insieme a Hyeronimus Bock e a Leonhard Fuchs. L'Herbarium, stampato a Strasburgo nel 1536-1537, è illustrato da xilografie di Hans Weidtz, allievo di Dürer. Sempre tra le edizioni del '500 sono rilevanti i Discorsi... nelli sei libri di Pedacio Dioscoride del medico e naturalista senese Pietro Andrea Mattioli, opera che riscosse grande successo e fu stampata in numerose edizioni in latino e in italiano. L'esemplare esposto, stampato a Venezia da Vincenzo Valgrisi nel 1568 è arricchito dalle grandi xilografie di Giorgio Liberale da Udine. In questa opera viene rappresentata per la prima volta una pianta importata in Spagna dal Messico e successivamente introdotta a Napoli: sarà proprio il Mattioli a battezzarla col nome di "pomo d'oro". Altra opera di notevole interesse è la Dendrologiae naturalis di Ulisse Aldrovandi, stampata a Bologna nel 1668, oltre sessanta anni dopo la morte dell'Autore, a cura di Ovidio Montalbano, che rimaneggiò il testo. L'Aldrovandi, medico e naturalista bolognese, fondatore dell'Orto botanico di Bologna, fu attento descrittore delle piante del Nuovo mondo, tra le quali la "Nicotiana Tabacum", che prende il nome da Jean Nicot, Ambasciatore di Francia in Portogallo, e dall'isola di Tabac dove veniva coltivata.

Particolarmente significativa l'opera del bolognese Giacomo Zanoni, soprintendente e docente dell'Orto botanico di Bologna, Istoria botanica, stampata a Bologna nel 1675 e connotata da realistiche incisioni che rappresentano e descrivono piante dell'Orto botanico.

Importante è anche l'opera dell'olandese Rheede Tot Draakestein, che con il suo monumentale Hortus Indicus Malabaricus, ricco di un gran numero di incisioni a piena pagina su disegni di padre Matteo di San Giuseppe - Pietro Foglia di Marcianise - e dello stesso Autore, governatore di Malabar, contribuisce a far conoscere in Europa la flora di paesi lontani.

Dalla seconda metà del Cinquecento si assiste a un progressivo declino della xilografia a causa del reimpiego di legni uguali per opere diverse, soprattutto da parte dell'editore Plantin di Anversa, e della esigenza di rappresentare sempre nuove specie botaniche derivanti dalle recenti scoperte geografiche. Si diffonde l'incisione in rame che consente maggiore precisione e accuratezza nell'illustrazione floreale, fino all'Ottocento, quando si affermano nuove tecniche incisorie come la litografia e l'acquatinta, utilizzata, tra gli altri, da Giorgio Gallesio per le splendide illustrazioni di frutti e fiori, opera di numerosi disegnatori e incisori, nella sua Pomona italiana (Pisa, 1817- 1839) e da Luigi Colla nel suo Hortus Ripulensis (Torino, 1824).

Il percorso si conclude con le bellissime tavole colorate del periodico "Flore des serres et des jardins de l'Angleterre", (Bruxelles, 1834-1838) e con le raffinate tavole di Antoine Apollinaire Fée (Paris, 1850-1852) sulla classificazione delle felci.