Vincenzo GIOBERTI (Torino 1801 - Parigi 1852)

 

Educato dai padri dell'Oratorio fu ordinato sacerdote nel 1825. Col passare degli anni acquisì sempre più interesse negli affari del suo paese, nelle nuove idee politiche e nella letteratura a lui contemporanea.
In parte influenzato da Mazzini, la libertà italiana divenne per lui lo scopo principale della vita, e l'emancipazione dalla dominazione straniera e dai concetti reputati sprezzanti della sua autorità europea. Questa autorità era associata nella sua mente alla supremazia papale, anche se in un modo più romanzato che politico. Si deve ricordare tutto questo quando si considerano quasi tutti i suoi scritti e anche quando si critica la sua posizione, sia in relazione al partito clericale al governo - i gesuiti - che la politica di corte piemontese dopo l'incoronazione di Carlo Alberto nel 1831.

Calo Alberto lo nominò suo cappellano anche se la sua popolarità e l?influenza in campo privato finirono per divenire ragioni sufficienti per il partito della corona per costringerlo all?esilio. Si ritirò dal suo incarico nel 1833, ma fu improvvisamente arrestato con l?accusa di complotto e, dopo quattro mesi di carcere, fu bandito senza processo. Gioberti andò prima a Parigi e, un anno dopo, a Bruxelles dove vi restò fino al 1845 per insegnare filosofia e assistere un amico nella direzione di una scuola privata. Nonostante ciò trovò il tempo di scrivere diverse opere di importanza filosofica con particolare riferimento al suo paese e alla sua posizione.

Essendo stata dichiarata un'amnistia da Carlo Alberto nel 1846, Gioberti (che era di nuovo a Parigi) divenne libero di tornare in Italia, o meglio, nel Regno di Sardegna, ma si rifiutò di farlo fino alla fine del 1847.
Il 29 aprile 1848 ritornò a Torino ove fu ricevuto con il più grande entusiasmo. Rifiutò la dignità di senatore che Carlo Alberto gli aveva offerto, preferendo rappresentare la sua città natale nella Camera dei deputati della quale fu presto eletto presidente.

ritratto di Vincenzo Gioberti

Entro la fine dello stesso anno fu formato un nuovo ministero capeggiato da Gioberti, ma con l'incoronazione di Vittorio Emanuele II, nel marzo del 1849, la sua vita attiva giunse alla fine. Un diverbio inconciliabile non tardò a venire a galla e il suo trasferimento da Torino fu completato da un suo incarico in missione a Parigi, da cui non fece più ritorno.

Rifiutò la pensione che gli era stata offerta e ogni promozione ecclesiastica, visse in povertà e passò il resto dei suoi giorni a Bruxelles, dove si trasferì dedicandosi all'ozio letterario. Morì improvvisamente di un colpo apoplettico il 26 ottobre 1852.

Gli scritti di Gioberti sono più importanti della sua carriera politica; come le speculazioni di Rosmini-Serbati, contro cui scrisse, sono state definite l'ultima propaggine del pensiero medievale; anche il sistema di Gioberti, conosciuto come ontologismo, più nello specifico nelle sue più importanti opere iniziali, non è connessa con le moderne scuole di pensiero. Mostra un'armonia con la fede cattolica che spinse Victor Cousin a sostenere che la filosofia italiana era ancora fra i lacci della teologia e che Gioberti non era un filosofo.

Gioberti è da un certo punto di vista un platonico. Identifica la religione con la civiltà e nel suo trattato Del primato morale e civile degli Italiani giunge alla conclusione che la chiesa è l?asse su cui il benessere della vita umana si fonda. Tale opera sarà la base teorica del neoguelfismo. In essa Gioberti afferma che l?idea della supremazia dell?Italia, apportata dalla restaurazione del papato come dominio morale, è fondata sulla religione.
Nelle sue ultime opere, Rinnovamento e Protologia si dice che abbia spostato il suo campo sull?influenza degli eventi.

Le sue opere principali: Prolegomini del Primato morale e civile degli italiani, Primato morale e civile degli italiani, Introduzione allo studio della filosofia e Teorica del sovrannaturale.
Tutti gli scritti giobertiani, tra cui quelli lasciati nei manoscritti, sono stati pubblicati da Giuseppe Massari (Torino, 1856-1861).


Bibliografia: G. Massari, Vita di V. Gioberti, Firenze, 1848; A. Rosmini-Serbati, V. Gioberti e il panteismo, Milano, 1848; C.B. Smyth, Christian Metaphysics, 1851; A. Mauri, Della vita e delle opere di V. Gioberti, Genova, 1853; B. Spaventa, La Filosofia di Gioberti, Napoli, 1854; R. Seydel, Vincenzo Gioberti, in  Allgemeine Encyclopadie der Wissenschaften und Kunste in alphabetischer Folge, von genannten Schriftstellern bearbeitet und herausgegeben von J.S. Ersch und J.G. Gruber, v. 67, Leipzig, 1858; R. Mariano, La Philosophie contemporaine en Italie, 1866; G. Prisco, Gioberti e l'ontologismo, Napoli, 1867; L. Ferri, L'Histoire de la philosophie en Italie au XIX' siècle, Paris, 1869; P. Luciani, Gioberti e la filosofia nuova italiana, Napoli, 1866-1872; D. Berti, Di V. Gioberti, Firenze, 1881; C. Werner, Die italienische Philosophie des 18 Jahrhunderts, II. 1885; P. Pinto, Carlo Alberto : il Savoia amletico, Milano, 1990; F. Traniello, Da Gioberti a Moro: percorsi di una cultura politica, Milano, 1990; M. Sancipriano, Vincenzo Gioberti: progetti etico-politici nel Risorgimento, Roma, 1997; G. Rumi, Gioberti, Bologna, 1999; G. Cuozzo, Rivelazione ed ermeneutica. Un'interpretazione del pensiero filosofico di Vincenzo Gioberti alla luce delle opere postume, Milano, 1999; M. Mustè, La scienza ideale. Filosofia e politica in Vincenzo Gioberti, Soveria Mannelli, 2000; Vincenzo Gioberti, Wikipedia, <http://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Gioberti> (ultima consultazione: 22.08.2010); Fondo Vincenzo Gioberti, dal sito del Senato della Repubblica, <http://www.senato.it/relazioni/21617/42315/42473/42452/genpagina.htm>  (ultima consultazione: 23.08.2010).

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