“La Bandiera del Popolo”  (dal 2 luglio al 28 settembre 1849)

Approfondimento storico

 “Un nuovo giornale!... un nuovo giornale appoggiato sulla “Bandiera del Popolo; quindi sotto la protezione del Popolo” – annunciò il quotidiano nell’editoriale del primo numero, lanciando il programma – [….] Se non si può avere pace vera, stabile, ed onorata, sia guerra, ma ostinata, tremenda; tutto si soffra, tutto si tenti, anziché ripiegare il collo sotto il giogo dell’antico dispotismo” (2 luglio 1849). A precisazione, sul numero del 9 luglio, si aggiunse: “noi combatteremo specialmente per il principio democratico, ci studieremo di illuminare il popolo […] di guidarlo per le vie della vera e stabile libertà”. Il completamento dello statuto politico-giornalistico si compì a qualche giorno dalla fondazione: “La Bandiera del popolo” si proclamò organo democratico per la realizzazione dell’unità italiana, “acciò la patria si constitui[sse] in nazione”, e, senza imbarazzi, riconobbe la sua natura repubblicana (18 luglio 1849; 16 agosto 1849).
“La Bandiera del popolo” fu testata importante, dall’esistenza breve e accidentata dai sequestri (12 luglio), tartassata dal fisco (12 luglio e 5 settembre 1849) e rintuzzata dagli attacchi dell’“illustrissimo” “[Il]Censore” (2 e 21 luglio, 14 e 17 settembre 1849), che testimoniò il 1849 Contro i Savoia di Genova e anche la vivacità dei fogli di orientamento mazziniano. Del giornale, uscito mentre era ancora in vigore lo stato d’assedio, seguito alla repressione del generale Lamarmora (6 e 12 luglio 1849),  furono protagonisti gli emigrati politici, anche redattori del foglio, Spiridione Cipro e Achille Montignani, che non sarebbero rimasti a lungo nel capoluogo ligure, con il concorso di Emanuele Celesia, già presidente del Circolo Italiano e segretario generale del governo provvisorio del marzo-aprile 1849, nonché di Michele Giuseppe Canale, patriota mazziniano, avvicinatosi nel 1836, sulle colonne del “Magazzino pittorico universale” del Ponthenier, a Carlo Alberto e alla casa sabauda, e poi passato al Comitato dell’Ordine di Giorgio Doria, ed infine, nel 1848, collaboratore de

"Il Pensiero Italiano", nella sua fase democratica. 
Ebbe come gerente responsabile il giovane Lodovico Lavagnino che, nel “decennio”, iniziando “con un modesto torchietto da pochi soldi […] a poco a poco diventò proprietario di un grande stabilimento”, emblema della stampa democratica a Genova, in grado di reggere la concorrenza delle società editrici italiane.
Il direttore fu Luigi Ponthenier, figlio del tipografo, editore e libraio Antonio, e costituì come Lavagnino una “copertura” di assoluto rilievo: nel 1847 possedeva anche una delle migliori fonderie d’Italia, tale da rifornire anche lo stampatore Giuseppe Pomba, e da aver pubblicato, oltre agli scritti di Mazzini, il primo periodico illustrato in Italia, il citato “Il Magazzino pittorico universale” (1834).
“La Bandiera del popolo” riportò nelle sue appendici le poesie dello scomparso Goffredo Mameli (19 luglio e 24 agosto 1849) e un profilo biografico di Giuseppe Mazzini tratto dal cuneese “Fratellanza” (1° settembre 1849).

(Montale 1982 e 2010; Calvini 1979; Benvenuto Vialetto 1974; Della Peruta 2011; Milan 1998; Costa 2001;Marchetti,Infelise,Mascilli Migliorini, Palazzolo,Turi  2004)

Cfr. “Il Censore”.