28 aprile 2017 - 1 luglio 2017
Alle ore 17:30

Nell'ambito di

UOMINIEMARE
Genova, il mare e il porto fra Otto e Novecento
Mostre a Palazzo Reale di Genova, Biblioteca Universitaria di Genova e Castello D’Albertis

la S.V. è invitata all'inaugurazione de

I MESTIERI DEL MARE
Lavori a terra e a bordo fra Otto e Novecento

Mostra fotografica, bibliografica e documentaria

La mostra sarà aperta dal 28 aprile al 1° luglio 2017
Orari: da lunedì a venerdì 9:00-18:00 – sabato 9:00-13:0

Sono previste visite guidate anche collegate al percorso espositivo Uominiemare

Ingresso gratuito

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Intervista al curatore

Il registro delle visite

Crediti

Lo scrittore marsigliese Jean Claud Izzo diceva: “Davanti al mare la felicità è un’idea semplice.” È indubbio che questa enorme distesa d’acqua abbia esercitato, e ancora eserciti, un fascino straordinario: storie, leggende, film, libri hanno per protagonista questa creatura che, come cantava Paolo Conte “si muove e non sta ferma mai.” Ma al di là del potere evocativo e dei sogni a occhi aperti che suscita in tutti noi, il mare è, da sempre, per molti, anche un luogo di lavoro. E, come tutti i luoghi di lavoro, può non essere sempre così piacevole e idilliaco come appare guardandolo con gli occhi del vacanziere o del cittadino nostalgico che ambisce a viverci di fronte.
Porti, bacini, cantieri, arsenali, velieri, transatlantici, navi mercantili o da diporto, barche da pesca o da turismo, sono parole che, oltre a possedere un indubbio fascino per il senso di esotico e di meraviglioso che evocano, rappresentano un mondo di professioni e di economie non trascurabili e spesso ambite come se, il solo fatto di avere per scenario il mare, le rendesse meno associabili alla monotonia di qualunque altro tipo di lavoro. Fantasia e realtà spesso sono separate da strade più impervie di quanto non si immagini, ma tutto ciò non scalfisce di una virgola il fatto che il mare abbia sempre rappresentato una straordinaria opportunità di lavoro.
Di più. Una scuola di vita, una fucina di talenti, un luogo di esperienze ai limiti dell’impossibile, una fonte d’ispirazione per generazioni e generazioni di poeti, letterati, scrittori e artisti di ogni genere. Il mare ha forgiato per millenni il carattere degli uomini, a causa delle condizioni estreme in cui, da sempre, sono chiamati a operare coloro che ne traggono il sostentamento quotidiano. Molti di questi mestieri sono scomparsi, altri si sono trasformati, altri ancora stano nascendo in questo periodo, ma tutti hanno in comune la passione che deve animare chi li pratica, altrimenti i rischi sarebbero tali da non valerne la pena.

Oggi è difficile incontrare dei maestri d’ascia, dei calafati e dei velai che operino ancora artigianalmente intorno alle loro imbarcazioni, perché la civiltà industriale ha trasformato notevolmente queste tipologie di attività. Ma, proprio per questo, le immagini in bianco e nero un po’ sbiadite che ci vengono tramandate dal passato sono ancora più ricche di pathos e di emozione. Altrettanto vale per quei lavori portuali che oggi sono quasi completamente automatizzati e che un tempo, invece, erano svolti da nerboruti marcantoni a torso nudo, che la mattina iniziavano a lavorare con il buio e alle 10 facevano colazione con la trippa in umido e il vino bianco.
Per non parlare degli operai dei cantieri, sia quelli per la costruzione di “barchi” in legno, lungo le spiagge delle due Riviere, sia quelli di Sestri Ponente e Riva Trigoso, per la costruzione di transatlantici e navi mercantili di ogni genere e dimensioni, in ferro e a vapore, mentre i primi, anche se avevano un motore ausiliario, andavano ancora a vela. I marinai dei grandi velieri erano quasi una specie a parte: avevano un linguaggio tutto loro, camminavano dondolando perché mantenevano anche a terra il piede marino, erano pronti a bruciarsi la paga in una bettola dell’angiporto o con una prostituta da strada, ma sapevano compiere gesti di inaudita generosità.
E arriviamo infine ai pescatori, che un tempo erano dei “meschinetti” che si guadagnavano il companatico tirando le reti da riva o uscendo in barca, di notte, con le lampare, con la speranza di fare un buon bottino. Mentre le loro donne li aspettavano sulla spiaggia, per aiutarli a tirare le sciabiche, o ad alare le barche, per prendere il pesce e portarlo a vendere in piazza, sperando di ricavarne un buon guadagno. Una parte, però, serviva a nutrire la famiglia, almeno finché non puzzava troppo, con quello che, un tempo, era un cibo per poveri. Donne robuste, vestite alla popolana, vecchie già a vent’anni, con mani callose come quelle degli uomini, perché, in fondo, ne condividevano le fatiche. Un contrasto straordinario con i primi bagnanti, borghesi delle città settentrionali, che scendevano al mare per fare i “bagni di sole” e osservavano i “lavoratori del mare” con un misto di stupore e ammirazione, ma anche di estreità e di disgusto.

Il percorso della mostra, attraverso fotografie d'epoca, libri antichi, documenti storici e cimeli di vario genere, vuole raccontare alcune di queste storie, facendo fare ai visitatori un salto all'indietro nel tempo, per consentire loro di immergersi nella vita quotidiana degli uomini che, del mare e dei mestieri ad esso connessi, hanno fatto la ragione della loro esistenza.

Invito


Luogo:
Biblioteca universitaria di Genova - ex Hotel Colombia, via Balbi 40
Link:
Responsabile: