Silvio PELLICO (Saluzzo 1789 - Torino 1854)

Dopo aver studiato a Pinerolo ed a Torino, andò a Lione per fare pratica nel settore commerciale; rientrato in Italia nel 1809, si stabilì a Milano.

Entusiasta della poesia del periodo neoclassico, conobbe Vincenzo Monti e Ugo Foscolo e scrisse due tragedie in versi, Laodamia e Francesca da Rimini e poco dopo Eufemio di Messina.
Nel 1814 divenne istitutore nella case del conte L. Porro-Lambertenghi.


Strinse relazioni con personaggi della cultura stranieri come Madame de Stael e Friedrich von Schlegel e italiani come Federico Confalonieri, Cesare Romagnosi e Giovanni Berchet.
In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente liberali e rivolte alle possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima nel 1818 venne fondata la rivista "Il Conciliatore".

Pellico e gran parte degli amici entrarono a far parte della setta segreta di tipo carbonaro dei cosiddetti ''Federati'' che venne scoperta dalla polizia austriaca nel 1820, Pellico, Piero Maroncelli e altri vennero arrestati e dopo una sentenza rinchiusi nella fortezza dello Spielberg a Brno. La dura esperienza carceraria si concluse con il rimpatrio nel 1830 e costituì il soggetto dell'opera autobiografica Le mie prigioni che ebbe grande popolarità ed ebbe grande influenza sul movimento risorgimentale.
Successivamente Pellico pubblicò altre tragedie: Gismonda da Mendrisio, Leoniero, Erodiade, Tommaso Moro e Corradino.
Pubblicò anche il libro morale I doveri degli uomini e Cantiche di genere romantico.
Travagliato da problemi familiari e fisici negli ultimi anni della sua vita interruppe la sua produzione letteraria e visse come segretario nella casa della marchesa di Barolo.
Scrisse anche un testo di Memorie dopo la scarcerazione andato perduto.



ritratto di Silvio Pellico


Bibliografia: P. Giuria, Silvio Pellico e il suo tempo: considerazioni corredate da molte lettere inedite, poesie ed opinioni dello stesso Pellico, Voghera, 1854; A. Luzio, Il processo Pellico-Maroncelli secondo gli atti officiali segreti, Milano, 1903; G. Sforza, Silvio Pellico a Venezia, 1820-1822, Venezia, 1917; R. Barbiera, Silvio Pellico, Milano, 1926; M. Parenti, Bibliografia delle opere di Silvio Pellico, Firenze, 1952; Saluzzo e Silvio Pellico nel 150esimo de "Le mie prigioni", atti del Convegno di studio (Saluzzo, 30 ottobre 1983), a cura di A. A. Mola, Torino, 1984; G. Bertero, Rassegna bibliografica di opere di Silvio Pellico: 1818-1910, Saluzzo, 1989; M. Stival, Un lettore del Risorgimento: Silvio Pellico, Pisa, 1996; E. Ciferri, Pellico Silvio, in «Encyclopedia of the Romantic Era», New York-London, 2004; C. Contilli, Composizione, pubblicazione e diffusione de Le mie prigioni. Un percorso attraverso l?epistolario di Silvio Pellico, Firenze,  2004; G. Zavatti, Vita di Silvio Pellico e di Juliette Colbert marchesa di Barolo, Milano, 2004; A. A. Mola, Silvio Pellico: carbonaro, cristiano e profeta della nuova Europa, Milano, 2005; C. Contilli, Le passioni di Silvio Pellico, Torino, 2006; Silvio Pellico, Wikipedia, <http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Pellico> (ultima consultazione: 18.08.2010).

ingrandisce in nuova finestra l'immagine di lettera di S. Pellico del 17 aprile 1845 (c.1r)