Angelo Brofferio (Castelnuovo Calcea 1802 - Minusio 1866)

Discendente da una famiglia di dottori benestanti, ricevette un'educazione illuminista e anticlericale.

Frequentò il liceo ad Asti, e nel 1814 con la famiglia si trasferì a Torino dove frequentò la facoltà di giurisprudenza dell'università.

Anticonformista e anticlericale, si oppose sempre al potere temporale della chiesa che impediva l'Unità d'Italia e troppo presente nella vita politica.
Cercò di ripristinare i diritti all'educazione laica e una maggiore tolleranza alle confessioni religiose. Si occupò di libertà di stampa e censura, diritto di associazione, abolizione della pena di morte e delle torture.

Nel 1821 Brofferio fu costretto a rifugiarsi nel paese natio per sfuggire alla dura repressione messa in atto dopo le sommosse antimonarchiche sfociate a Torino e alle quali aveva preso parte.  Allontanato anche dall'università, iniziò a scrivere drammi sulla libertà, ma le sue rappresentazioni furono censurate. Nel 1822, riammesso all'ateneo, si laureò in giurispudenza. Ispirandosi all'Alfieri, continuò a scrivere commedie che furono portate in scena anche all'estero con successo. Conobbe così numerosi patrioti e rivoluzionari che rafforzarono il suo odio verso i governi reazionari.

Nel 1831 entrò a far parte della massoneria Franchi Muratori, ma fu ben presto arrestato e, dopo aver reso una confessione sull'organizzazione della società segreta, rilasciato, si allontanò dalla carboneria.

Si sposò con Felicie Perret, dalla quale ebbe tre figli, e poi con Giuseppina Zauner, dalla quale ebbe altri tre figli.



ritratto di Angelo Brofferio

Nel 1835 iniziò la collaborazione con il giornale "Messaggero Torinese", divenendone il direttore. Si occupava di letteratura, teatro e critica di costume. Nel 1840 curò un periodico ad uscita settimanale di tono progressista e a finalità divulgativo-enciclopediche che, non a caso, intitolò "Il dagherrotipo: galleria popolare enciclopedica".

A maggio 1848 fu eletto parlamentare subalpino e appoggiò la Costituente italiana nell'anno successivo, e il riconoscimento della Repubblica Romana, che fu costituita il 9 febbraio 1849, che vedeva la decadenza del governo temporale del papa.

Nel 1849 in Piemonte si consumò la battaglia di Novara e il generale Ramorino fu accusato di disobbiedenza per aver portato la divisione alla destra del Po, contravvenendo agli ordini e causando la disfatta contro l'esercito austriaco di Radetzky.
Brofferio ne assunse le difese, ma perse la causa e il generale fu fucilato.

Nell'ottobre del 1851 al Conte Camillo Benso di Cavour fu dato il portafoglio dell'Agricoltura nel Ministero D'azeglio. Di destra moderata, cercò l'appoggio della sinistra di Rattazzi per crearsi un proprio partito, ma poi usò D'Azeglio per eliminare dal campo politico Rattazzi stesso.
Brofferio, di estrema sinistra, tra i membri dell'opposizione democratica, era contrario alle idee monarchiche del Cavour e si oppose ai suoi disegni di legge di indipendenza italiana a fianco dell'industrializzazione inglese e al coinvolgimento alla guerra in Crimea.

Nel 1864, Brofferio fu tra gli oppositori del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, come conseguenza degli accordi franco-italiani, che fece esplodere nel centro cittadino gravi tumulti che si conclusero con 30 morti ed oltre 200 feriti.

Nel 1865 Brofferio venne eletto per la sinistra a Dronero, ma fu l'ultimo impegno politico; morì nel 1866 nella sua villa di Minusio, la "Verbanella".

Bibliografia: P. Collet, Ange Brofferio, Turin, 1855; E. Montazio, Angelo Brofferio, Torino, 1862; F. Pugno, Angelo Brofferio, Torino, 1868; F. Pugno, I misteri del Parlamento italiano colla vita di Angelo Brofferio, Milano, 1871; C. Catanzaro, Cari estinti. Bozzetti letterari, 3. ed. accresciuta e riveduta dall'autore, Siena, 1876; Il carteggio Brofferio-Celesia, [a cura del] prof. Guido Bustico, Domodossola, 1910; G. Faldella, Tribuni e tribune, Torino, 1911; F. Martini, Due dell'estrema, il Guerrazzi e il Brofferio. Carteggi inediti (1859-1866), Firenze, 1920; E. Botasso, Angelo Brofferio, Torino, 1961; V. Fusi, Angelo Brofferio, Torino, [1963]; Angelo Brofferio: mostra bibliografica nel centenario della morte, Catalogo a cura di Enzo Bottasso, Torino, 1966; Brofferio l'oppositore. I discorsi politici e l'attivita letteraria del polemico antagonista di Cavour al parlamento subalpino, a cura di Laurana Lajolo, Elio Archimede, Firenze, [1967]; Angelo Brofferio, Wikipedia, <http://it.wikipedia.org/wiki/Angelo_Brofferio> (ultima consultazione: 30.07.2010).

apre file pdf (1,05 MB) su lettera di A. Brofferio a E. Celesia