Il Risorgimento alla
Biblioteca universitaria di Genova. Spunti di ricerca
Parte prima
M. Elisabetta Tonizzi - Facoltà di Scienze Politiche
- Università di Genova
tonizzi@unige.it
Nell'ottobre-novembre del 1925 si tiene a Genova la Mostra
ligure del Risorgimento, prima rassegna espositiva riguardante
il ruolo della regione, ma in primis del suo capoluogo (a
Savona, La Spezia e Porto Maurizio è dedicato uno spazio
assai ridotto), nel processo di fondazione dell'Italia unita. Sia
la mostra che il relativo catalogo, pubblicato con il medesimo
titolo nel 1927 e dotato di un esteso apparato di indici, sono
curati da Pietro
Nurra direttore, dal 1916 al 1941, della
Biblioteca universitaria di Genova (Bug) e Arturo Codignola.
Questi, oltreché docente universitario di storia, è
il conservatore del Museo del Risorgimento di
Genova, aperto nel maggio del 1915 nello stesso
giorno in cui, dallo scoglio di Quarto, Gabriele D'Annunzio,
nell'imminenza dell'entrata in guerra dell'Italia, aveva inaugurato
il monumento realizzato dallo scultore Eugenio
Baroni e intitolato alla gloria di Garibaldi e dei
Mille.
La mostra è un evento effimero e fisiologicamente sbiadito
dal trascorrere di quasi un secolo che il Catalogo trasforma in fonte
storiografica fondamentale per storicizzare la costruzione del mito
di Genova "città di Mazzini e Garibaldi" (Bianca Montale,
Mito e realtà di Genova nel
Risorgimento, Milano, 1999; M. Elisabetta Tonizzi, Genova nell'Ottocento. Da Napoleone all'unità 1805-1861,Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013 e Giovanni Assereto, Genova e il Risorgimento:
un rapporto particolare tratto da La
musica del Risorgimento a Genova (1846-1847). Gli inni
patriottici della Biblioteca Universitaria, Genova, 2006,
disponibile tra materiali del sito). Ne costituiscono infatti la
prima rappresentazione e autorappresentazione pubblica, interamente
declinata, appunto, nel segno della democrazia personificata
dall'Esule e dal Generale. Li affiancano Goffredo Mameli, morto
poco più che ventenne difendendo nel 1849 la Repubblica
romana, e Nino Bixio. Camillo Cavour compare sullo sfondo, in
quanto titolare dei 'poteri forti', governativi e diplomatici senza
cenni alla sua opera di promozione delle attività economiche
e finanziarie della città (sull'argomento M. Elisabetta
Tonizzi (a cura di), Cavour e Genova.
Economia e politica , Genova, 2011), ostile o appena tollerante nei confronti dello
spontaneismo democratico.
Tutti e tre questi ultimi, Bixio, Cavour e Mameli (ne ripetiamo, in
ordine alfabetico, i nomi per ribadirne la notorietà non
soltanto nazionale), sono surclassati, per numero di
citazioni negli indici del Catalogo, da Emanuele Celesia
. Lo studente universitario odierno, o il ricercatore all'inizio
delle sue indagini, sono dunque del tutto autorizzati da questa
fonte a individuare in Celesia, direttore della Bug dal 1865 al
1889 e professore di letteratura italiana nell'Ateneo cittadino
(Tra i palazzi di via Balbi.
Storia della facoltà di Lettere e Filosofia
dell'Università degli studi di Genova, a
cura di Giovanni Assereto, Genova, 2003, ad indicem), un interprete
di assoluto rilievo del Risorgimento genovese e di conseguenza,
data l'importanza della città, del Risorgimento tout court.
Gli organizzatori della mostra attingono infatti a piene mani dal
suo vasto carteggio, intrattenuto con gran parte degli esponenti
della democrazia risorgimentale, e conservato, allora come oggi,
dalla Bug.
La figura di Celesia merita quindi puntuale attenzione, non tanto
per il ruolo nel movimento risorgimentale quanto come promotore,
dopo l'Unificazione e assieme ad altri intellettuali e bibliotecari
engagé quali per esempio Michele Giuseppe
Canale dal 1866 direttore della biblioteca
municipale Berio (Alberto Petrucciani, Le biblioteche, in
Storia della cultura
ligure, a cura di Dino Puncuh, vol. 3, Genova,
2004, pp. 296 e seg.), di un'articolata politica culturale che ha
l'obiettivo di promuovere gli interessi della città e
legittimarne la presenza ai vertici della gerarchia urbana
dell'Italia appena nata.
Lo sviluppo del processo di nation building comporta, ed è
operazione notoriamente lunga e difficile, l'amalgamare in un
corpus statuale e soprattutto in un orizzonte condiviso di
sentimenti e cultura il variegato e complesso mosaico delle diverse
realtà cittadine della Penisola. Ciascuna, dalle Alpi al
cuore del Mediterraneo, è fiera e gelosa della propria
plurisecolare identità e tradizione anche e particolarmente
nella prospettiva di ricavare dal rispettivo patrimonio di memorie
storiche e retaggi artistici il riconoscimento dei propri interessi
civici (Simona Troilo, La patria e la memoria.
Tutela e patrimonio culturale nell'Italia unita,
Milano, 2005). Il nuovo assetto 'italiano' stravolge infatti
radicalmente le consolidate gerarchie urbane degli 'antichi stati'
preunitari e produce innovazioni e cambiamenti che inducono,
dappertutto nel paese, a elaborare e attuare un patriottismo
municipale che si nutre in primo luogo della tradizione
storico-culturale. Genova, cui l'Unificazione ha riservato la
mortificante sorpresa di vedere l'Ateneo relegato, nel 1862, tra
quelli di seconda classe, non fa eccezione. L'élite
intellettuale si mobilita nella promozione culturale del primato
civico trovando in Celesia un attivista poliedrico e instancabile,
soprattutto nel perseguire il 'pareggiamento'
dell'Università a quelle di primo livello, come
avverrà nel 1885.
Tornando alla Mostra del 1925, la multidimensionale presenza della
Biblioteca universitaria tra gli enti e le personalità che
la realizzano e i reperti che la alimentano è inequivocabile
testimonianza dell'importanza del materiale da questa conservato.
Fino all'inaugurazione, nel 1915, del Museo, la Bug custodisce
infatti il più importante giacimento urbano di fonti
primarie relative al processo di unificazione. Proprio in occasione
dell'esposizione del 1925 le collezioni della Biblioteca vengono
schedate e valorizzate (Catologo della Mostra ligure del
Risorgimento, Genova, 1927, p. 9). Solo una circostanziata
ricerca basata sulla documentazione amministrativa interna
potrà illuminare gli studiosi in merito alle procedure di
sedimentazione e ampliamento delle raccolte e in particolare sul
ruolo svolto in questo senso dal Pietro Nurra, direttore dal 1916
al 1941 come si diceva, molto impegnato nell'individuazione e
nell'acquisto di manoscritti e carte di interesse storico
(Petrucciani, Le biblioteche, cit., p. 325). Le scelte
operate da Nurra ricoprono particolare importanza ai fini di una
più precisa messa a fuoco dell'impatto del processo di
fascistizzazione del Risorgimento, tema privilegiato dall'odierna
storiografia (Massimo Baioni, Risorgimento in camicia
nera. Studi, istituzioni, musei nell'Italia
fascista, Torino, 2006; Idem, Risorgimento conteso.
Memorie e usi pubblici nell'Italia contemporanea,
Reggio Emilia, 2009) che nel caso di Genova rimane in
larghissima misura da indagare.