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Il problema era infatti anche politico perché attraverso la coercizione i colonizzatori volevano fissare i rapporti gerarchici che, invece, con l’adattamento venivano indeboliti: un conto era avere a che fare con esseri che per ampi aspetti potevano essere assimilati agli animali - e di conseguenza trattati – e un altro era avere di fronte degli individui che, in virtù del loro ingresso nella comunità cristiana, dovevano in qualche modo essere considerati come propri simili. Sebbene fondamentalmente favorevole agli indigeni (si pensi solo alle dirompenti polemiche innescate da Las Casas) il comportamento dei gesuiti nei loro confronti (e dunque il rapporto degli stessi gesuiti con i colonialisti) si collocava su di un continuum molto esteso sul quale, oltre che fattori di ordine religioso, esercitava un rilevante influsso anche l’appartenenza del missionario all’una o all’altra identità nazionale.