In realtà l’approccio all’attività missionaria differiva non solo a seconda dell’area geografica ma anche della personalità dei singoli gesuiti. Per quello che riguarda la collocazione geografica delle missioni, si può dire che, in linea generale, in Asia si mostrava più rispetto nei confronti delle culture locali in virtù dell’imponente bagaglio culturale di quelle civiltà . Per quello che riguarda le diverse personalità , invece, all’interno della Società vi era chi (come Valignano e Ricci) era più propenso al metodo dell’adattamento e chi, come i religiosi portoghesi, vi si opponeva. Ulteriori variabili erano inoltre introdotte dai risvolti politici delle missioni. Vediamo così, per esempio, che se da un lato Acquaviva cercava di affrancare la Compagnia dal controllo degli spagnoli, dall’altro doveva cercare di non interferire con la loro politica locale: da qui le concessioni all’Inquisizione spagnola e al dettato della limpieza de sangre. A far da contraltare alla cautela della Chiesa romana e della Compagnia c’era il costante impegno degli spagnoli per far fallire gli organismi centralizzati di giurisdizione missionaria. In questa guerra d’attrito gli ordini tradizionali spesso fiancheggiavano la corona spagnola, fondamentalmente allo scopo di tutelare i privilegi che questa aveva loro concessi nei territori colonizzati.
É necessario segnalare, inoltre, la presenza di un altro tipo di variabile, che discende dall’opera di evangelizzazione stessa. Vediamo infatti che, durante la prima fase dell’evangelizzazione del Sud America, “un elemento caratteristico… consistette nella volontà di trovare punti di contatto e corrispondenza allo scopo di poter cristianizzare i riti e le credenze locali. I missionari cercarono apertamente una continuità nei riti e nei simboli… Nel 1610 cominciarono le campagne di estirpazione delle idolatrie indigene, che in parte… sono campagne di estirpazione rivolte contro quelle pratiche religiose fissate dalla prima evangelizzazione”