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Michela Catto vede nell’obbedienza il reale collante della Societas: “Molti passi erano stati fatti dal tempo in cui Loyola e i suoi primi compagni avevano nutrito dubbi se trasformarsi in ordine religioso e sui requisiti che esso doveva avere, e dalle prime incertezze l’obbedienza era divenuto il cardine della Compagnia, il collante per tenere uniti i gesuiti in un unico corpo,  in una completa adesione di esecuzione, volontà e intelletto: ‘Lasciamoci portare e guidare dalla divina provvidenza per mezzo del superiore, come un cadavere che si lascia portare dovunque e trattare come altri vuole, o come un bastone da vecchio, che serve dovunque e per qualsiasi cosa per cui voglia avvalersene chi lo tiene in mano’. [Costituzioni, VI, p. 836] L’obbedienza, anche nella sua accezione cieca, era considerata indispensabile per governare i gesuiti (Lettera di Loyola alla comunità di Gandìa…), doveva essere esterna e interna perché  ‘anche a volere e a fare quanto il superiore ordina, ciò non può durare se tuttavia si sente il contrario e si preferisce il proprio giudizio a quello del superiore (Lettera di Loyola agli studenti di Coimbra del 15 gennaio 1548…). L’obbedienza era il vero vessillo del corpo gesuitico perché, scriveva Loyola: ‘possiamo tollerare che in altri Istituti religiosi ci si superi in digiuni, veglie e altre austerità che ognuno santamente osserva secondo la regola; ma nella purezza e perfezione dell’obbedienza con la vera rinuncia della nostra volontà e l’abnegazione del nostro giudizio, desidero tanto, fratelli carissimi, che si segnalino coloro che servono Dio nostro Signore in questa Compagnia e che da questo si riconoscano i suoi figli genuini’ (Lettera di Loyola ai gesuiti di Portogallo del 26 marzo 1553…). La perfetta adesione al pensiero, azione e volontà del superiore, come fosse ‘Cristo nostro Signore’, era il vero perno dell’unità gesuitica, la base della sua coesione nel mondo.”

Cfr.: Michela Catto La Compagnia divisa. Il dissenso nell’ordine gesuitico tra ‘500 e ‘600 Brescia, Morcelliana, 2009, p. 122-123.